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Parte 1
Il pendolo della base dei cyborg, che ormai tutti erano abituati a chiamare “casa”, rintoccò la mezzanotte. Il buio dava una sensazione di ovattato silenzio. Tutti riposavano, tutti tranne Joe che non era ancora rientrato e Françoise che preoccupata aspettava il suo ritorno. La mattina Joe era stato all’orfanotrofio dove era cresciuto ed aveva ottenuto un indizio importante: l’ultimo domicilio di sua madre. Aveva confidato a Françoise l’intenzione di recarvisi nel pomeriggio ma da allora non aveva più sue notizie.
Joe entrò nella sua stanza senza neanche accendere la luce. Era sconvolto e non vedeva l’ora di disfarsi dei suoi vestiti, quasi come se gettando via la giacca potesse gettare via anche i suoi pensieri. Si strattonò via la cravatta con un gesto di stizza e fece volare via le scarpe. Tolse anche la camicia, poi triste sedette sul suo letto.
<<Posso?>>
Joe non aveva avuto la cura di chiudere la porta della sua stanza e Françoise lo vide seduto sul suo letto, affranto, al buio.
Sedette accanto a lui e gli chiese: <<Allora? Come è andata, Joe?>>
<<Joe…hai mai notato quant’è strano il mio nome? Joe Shimamura… metà giapponese e metà… americano… come me… >>.
Françoise lo guardò con un viso interrogativo.
Joe incalzò: <<Mia madre era giapponese, mentre mio padre americano! Io non sono altro che un bastardo mezzosangue!>>
A Françoise proprio non piacquero quelle parole: <<Ma che dici Joe? Parli come un razzista! Che importa la nazionalità dei tuoi genitori? Ciò che conta è che si sono amati al punto da andare oltre le loro diversità. Credimi, Joe, quando ami veramente qualcuno, non ti importa che sia giapponese o americano, europeo o africano… E poi guarda noi: viviamo tutti insieme come una famiglia sebbene proveniamo tutti da paesi e culture diverse!>>.
Joe sentì di avere torto ma la ferita era stata aperta da poco e il dolore era ancora fresco.
<<Hai ragione su noi: viviamo insieme senza pensare alle nostre diversità, ma questo perché ci lega una profonda amicizia; per i miei genitori non è stato così… mio padre ha abbandonato mia madre quando aspettava me…>>
<<Come fai a saperlo? Chi ti ha detto una cosa simile?>>
<<Una vecchia vicina. Poveretta, quasi le prendeva un colpo quando m’ha visto. Ha detto che sono identico a mio padre alla mia età. Pensava che fossi lui e che fossi finalmente tornato… poi le ho detto chi ero e mi ha raccontato la storia dei miei genitori…>>
Joe si alzò, si versò da bere e buttò giù d’un botto. Poi risedette e proseguì il suo racconto.
<<Kyumi, mia madre, e Brick, mio padre, si conobbero a Tokyo giovanissimi. Mio padre era venuto in Giappone per studiare la lingua. Si innamorarono a prima vista e poco dopo decisero di sposarsi, ma prima del matrimonio lui tornò in America per avvertire i suoi e non fece più ritorno. Quando mia madre scoprì di essere incinta gli scrisse una lettera e aspettò il suo ritorno … l’aspettò fino al resto dei suoi giorni… ma l’unica cosa che tornò indietro fu la lettera, mai aperta. >>.
Joe si alzò di nuovo, raccolse la giacca e da una tasca tirò fuori una vecchia lettera.
La rigirava tra le dita. Françoise capì che doveva soffrire molto.
<<Su quella lettera c’è l’indirizzo di tuo padre… quando pensi di partire?>>
<<Francamente non so se voglio vederlo…>>
<<Non dici sul serio… nonostante quello che è successo, resta comunque tuo padre… non è forse quello che cerchi da tutta la vita: una famiglia vera?>>
<<Hai ragione tu, come sempre>>
Françoise sorrise felice di essergli stata d’aiuto. La luce blu della luna, la sola che vi fosse a illuminare la stanza, rivelava appena i contorni degli oggetti e dei loro corpi. Françoise guardò Joe ancora pensieroso. Era davvero attraente, ma non era quello il momento per pensare a certe cose, disse tra sé. Si alzò quasi di scatto e fece per andar via. Joe la prese per la mano delicatamente. Si alzò di fronte a lei, ne poteva vedere il profilo illuminato dalla luna.
<<Grazie!>>
<<E di cosa?>>
<<Di esistere! Tu… tu sei straordinaria… sai guardare le persone nel profondo e sai sempre cosa uno voglia sentirsi dire… io non ho mai conosciuto nessuno come te… forse perché sono cresciuto per strada come un delinquente, facendo la spola tra orfanotrofi e riformatori… ho fatto delle cose di cui ora mi vergogno e che non so se riuscirò mai a perdonarmi…>>
Françoise gli mise un dito sulle labbra per zittirlo: <<Sssssh… non devi dire certe cose! Non devi essere così severo con te steso! Io trovo incredibile come, nonostante tu sia cresciuto in un tale ambiente, possa essere così buono e gentile… Ti assicuro che sei una persona splendida e chi ti è vicino non può fare a meno di… volerti bene…>>
Joe l’abbracciò istintivamente poi si scostò un po’. L’accarezzò il viso e portò la mano alla sua nuca. Avvicinò il suo volto a quello di lei, poi ebbe un attimo di esitazione e poggiò la fronte contro la sua. Il suo respiro si confuse con quello di lei. La sentiva così gracile e sottile tra le sue braccia, non gli sembrava di abbracciare un cyborg forte abbastanza da sfondare una parete con un pugno, ma lo era e lo era anche lui…
Joe sussurrò: <<Vorrei baciarti… ma ho paura delle conseguenze…>>
<<Anch’io ho paura…>>.
Rimasero così per un bel po’ poi si staccarono lentamente e si separarono.
Parte 2
L’assistente di volo indicò a Joe il suo posto in aereo.
<<Partiamo tra molto?>>
<<No, stiamo solo attendendo che tutti i passeggeri vengano imbarcati, pare che si sia aggiunto un passeggero all’ultimo momento e stiano controllando i documenti necessari>>
<<Grazie>>.
Joe rivolse lo sguardo verso il finestrino e i pensieri ben oltre ciò che poteva vederci. I suoi occhi guardavano la pista di decollo ma il suo sguardo posava sugli U.S.A., un paese enorme a cui si sentiva legato dalle sue origini. Stava per incontrare suo padre, l’uomo che aveva abbandonato sua madre e lui. Joe non aveva mai avuto una vera famiglia, aveva trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza tra orfanotrofio e riformatorio e tutto questo perché suo padre non si era voluto occupare di loro… vedeva in lui il colpevole di tutti i suoi errori passati e di tutti i suoi mali presenti. Non poteva fare a meno di pensare che se non li avesse abbandonati magari non sarebbe mai diventato un cyborg… già, un cyborg: mezzo uomo, mezzo robot… era il suo destino quello di essere diviso a metà… Ma nonostante tutto voleva vederlo, voleva sapere come fosse il suo volto, perché li avesse abbandonati, se avesse amato sua madre e se poteva amare lui adesso… Scrollò la testa e strinse i pugni, tornò la rabbia. Chi poteva amare un cyborg? Chi poteva credere che un cyborg potesse amare? Queste rabbiose domande trovarono un’inconscia risposta; si ritrovò a pensare a Françoise, ormai ne era certo: ne era innamorato. Aveva trascorso un bel po’ di tempo a negarlo a sé stesso, ma ora doveva fare i conti con la realtà; al suo ritorno avrebbe dovuto occuparsi anche di questo, ma ora nel suo cuore trovavano spazio altri tormenti. Si ricordò improvvisamente di non averla neanche salutata, era andato via all’alba e non aveva incrociato nessuno, aveva solo lasciato un biglietto per Gilmore. Che situazione avrebbe trovato al suo ritorno, dopo quanto era successo la notte precedente?
<<Posso sedere qui, signor Shimamura?>> disse Françoise sedendoglisi accanto.
Joe fu enormemente sorpreso, piacevolmente sorpreso! <<Che ci fai qui?>> le disse.
<<Bhè non avrai pensato che ti lasciassi affrontare questo lungo viaggio da solo? Non ti preoccupare, saprò farmi da parte al momento opportuno, sarò discreta, te lo prometto!>>
Joe non poteva credere ai suoi occhi <<Sono felice che tu sia qui! Non potrei mai affrontare questa cosa senza “la mia buona coscienza”!>>
<<Ah sono questo io per te: una specie di “grillo parlante”?>> Joe: <<Tu sei molto di più per me e credo tu lo sappia… Credevo che dopo quello che è successo ieri notte tu…>>
<<Vorrai dire quello che NON è successo ieri notte! —sdrammatizzò per toglierlo dall’imbarazzo—Non pensare a questo ora, ci sono tante altre emozioni ora che ti aspettano>>
Joe chinò leggermente la testa per acconsentire ma anche in segno della sua gratitudine. Le tenne la mano per tutto il viaggio.
Il taxi li lasciò al cancello d’ingresso di un enorme villa, sembrava un’antica reggia europea circondata dal verde.
Joe si chinò verso l’autista: << È sicuro che l’indirizzo sia questo?>>
Il tassista accennò un si con la testa e andò via. A Joe fece ancora più rabbia, suo padre viveva nel lusso e nell’agiatezza mentre lui aveva vissuto di stenti per la maggior parte della sua vita… L’enorme cancello nero era appena socchiuso, non temevano evidentemente visite inattese, entrarono e percorsero il grande viale di ingresso, intorno a loro c’era un magnifico prato con alcuni cespugli di rose e alcuni alberi sul fondo. Videro corrergli incontro sorridente e divertita una bella bambina di circa dieci anni, biondina, rossissima di gote, carnagione a parte aveva un aria familiare. Françoise notò la somiglianza con Joe, ma tacque. Joe non aveva pensato prima di allora che suo padre avrebbe potuto essersi sposato e che lui poteva avere dei fratelli o delle sorelle. Rimase basito. La bimba corse incontro a loro e ridendo si nascose dietro la gonna di Françoise. Dopo poco comparvero un enorme cane dal soffice manto bianco che correva e saltava a destra e a sinistra e una donna visibilmente affaticata.
<<Sue, lascia stare i signori! Possono aver paura di Igor!>> disse la donna.
<<Ciao, io sono Sue e questo è il mio cane Igor, voi siete amici di papà?>> disse la bimba.
Joe rimase in silenzio.
<<Ciao, io mi chiamo Françoise, il tuo cane è molto bello, lo sai?>>
Igor si stese a pancia all’aria per godere delle carezze di Françoise. La donna li raggiunse.
<<Visto, mamma? Non hanno paura! E anche loro sono simpatici a Igor>>
<<Gli animali hanno un grande intuito e riconoscono le brave persone a prima vista! Sono Margaret Smitt, ma chiamatemi Mag, mia figlia ha già pensato a presentarsi da sola, ma mio marito Jhon non è in casa, al momento è fuori per un convegno.>> disse la donna stringendo loro la mano.
Joe capì che la donna che aveva davanti non era la moglie di suo padre, poteva essere una sua zia e la piccola Sue una sua cuginetta.
<<Veramente noi siamo qui per il sig. Smitt, avrei urgenza di parlargli, è in casa?>>
<<oh si, scusate, pensavo foste degli assistenti di mio marito, lui è uno scienziato e spesso vengono a trovarci alcuni suoi assistenti, ma accomodatevi.>>
Li fece entrare in casa. L’interno era ancora più lussuoso di quanto avessero immaginato. Françoise seguiva Joe preoccupata per lui, cercava di immaginare quanto potesse essere emozionante quel momento ma sapeva di non poterci riuscire appieno.
Un’emozione seguì l’altra quando sentirono Mag dire:
<<Papà, hai visite!>>
Comparve loro un anziano signore che avanzava severo e sicuro sebbene poggiandosi ad un bastone.
<<Buongiorno signori, sono Joe Smitt. Cosa posso fare per voi?>>
Joe fu colpito da quella figura così forte, ma capì che qualcosa non era chiaro:
<<Deve esserci stato un equivoco, mi scusi: io volevo parlare con il sig. Brick Smitt…>>
Mag e il padre si guardarono l’un l’altra, lei si intristì e il vecchio Joe rispose:
<<Mio figlio Brick è morto più di venti anni fa e a giudicare dalla sua età non credo che lei fosse ancora nato allora! Suppongo lei abbia sbagliato, ci sono molti Smitt, sebbene non ci siano molti Brick Smitt, ma forse lei cerca qualche Rick o altro, quindi la prego di andare>>
Joe fu sconvolto da quelle parole, non riusciva a capire: non poteva aver sbagliato… l’indirizzo era quello.
Inconsapevolmente si avviò alla porta in silenzio, ma Françoise lo afferrò per la mano e gli disse sotto voce <<Joe, queste persone sono la tua famiglia!>>
Parte 3
Joe era visibilmente sconvolto e Mag se ne accorse.
<<Si sente bene? Sembra sconvolto… le porto qualcosa da bere… intanto sedete>>
Mag li fece accomodare nell’enorme salotto al pian terreno e preparò da bere per Joe, aveva sentito le parole di Françoise e aveva notato dal primo momento l’aria familiare di Joe: anche se aveva dei tratti orientali era innegabile la somiglianza con suo fratello Brick. Joe ringraziò Mag che gli porse da bere, il vecchio Joe rimase a guardare la scena con un’espressione arcigna e sospettosa.
<<Quando…come è successo?>> chiese titubante.
<<Sono più di ventiquattro anni… mio fratello è morto in un incidente aereo… aveva ventitre anni… la prego di scusare mio padre ma il ricordo di Brick è ancora così vivo in noi che il solo nominarlo ci fa male…>>
Mag esitò per qualche istante, provava delle strane sensazioni verso quel ragazzo, poi trovò il coraggio di fare quella domanda che le girava in testa da quando aveva sentito le parole di Françoise.
<<Come mai cerca mio fratello Brick? Mi è sembrato di capire che lei è nostro parente, c’è forse qualche parentela tra noi?>>
<<Il mio nome è Joe Shimamura e Brick Smitt è… era mio padre.>>
Quella dichiarazione risuonò in quella stanza come l’eco di una bomba. Mag portò la sua mano davanti alla bocca.
Il vecchio Joe, sorrise sarcastico: <<Non si aspetterà di poter venire qui in casa mia a raccontarmi le sue storie e che io le creda!>>
<<Ma papà…>>
<<Sta’ zitta tu! Come può venirmi a dire che lei sarebbe il figlio di Brick, mio nipote?! Mio figlio è morto!>>
<<Venticinque anni fa suo figlio Brick era in Giappone per degli studi e conobbe mia madre Kyumi, dalla loro relazione nacqui io, ma suo figlio non ha mai saputo di me, era tornato già in america quando mia madre scoprì di essere incinta. Mia madre spedì lui una lettera ma questa tornò al mittente>>
Il vecchio Joe fu sconvolto da quel racconto come chi sa più di quello che vuole far credere e fu preso da una rabbia incontrollabile.
Cominciò ad alzare la voce: <<Immagino che sua madre l’abbia spinto fin qui per venire a reclamare la vostra eredità! Bhè non vi lascerò infangare la memoria di mio figlio con le vostre panzane! Dovrete vedervela con i miei legali!>>
Joe scattò in piedi, strinse i pugni e guardandolo dritto negli occhi disse lentamente ma con altrettanta rabbia: <<Mia madre è morta! Io non voglio niente da lei!>>
Il vecchio Joe fu domato per un istante da quello sguardo infuocato, poi riprese le sue accuse: <<Dovrà provare ciò che dice, i miei legali la faranno sottoporre all’esame del DNA, lo sa vero?>>
Joe rimase interdetto… non poteva sottoporsi a quell’esame, era un cyborg ormai! Il vecchio Joe notò quell’espressione interdetta sui volti di Joe e Françoise e la fraintese.
<<Lo sapevo… è soltanto un imbroglione arrivista! Si aspettava forse di avere a che fare con un vecchio rimbambito? E invece ha trovato pane per i suoi denti! Ora vada via prima che chiami la polizia!>>
<<Io non sono un imbroglione! Ho detto la verità!>>
Il vecchio Joe gli riservò il suo sguardo più sarcastico. Joe fu preso da una rabbia cocente e scappò via. Françoise gli corse dietro fino alla porta ma quando la raggiunse di Joe non c’era più traccia: aveva usato il suo acceleratore per correre via di lì più forte che poteva.
Françoise era sulla porta quando il vecchio Joe le disse: <<Le consiglio di andar via anche lei, signorina, se non vuole che chiami la polizia.>>
<<Si sbaglia su Joe! Le assicuro che non ha bisogno dei suoi soldi… è veramente suo nipote!>>
<<Ah si… e allora che cosa vuole da noi?>>
<< La madre di Joe è morta quando lui era ancora in fasce e Joe ha trascorso la maggior parte della sua vita in un orfanotrofio, tutto ciò che vuole è una famiglia e delle risposte…>>
Il vecchio Joe sedette affaticato su una poltrona: <<Mi dispiace per lui ma io ho faticato sodo tutta la vita per la mia famiglia e devo tutelare mia figlia e mia nipote Sue…>>
Mag irruppe dopo essere stata in silenzio per tanto tempo: <<Non usarci come scusa, papà! E non dirmi di stare zitta! Ero una ragazzina quando Brick è morto e Dio solo sa quanto ho sofferto e quanto ti ho odiato… credi che non lo sappia? Io vi ho sentito litigare quella sera!>>
<<Sta’ zitta!>>
Mag non curante continuò ciò che voleva dire: <<Ma ora sono cresciuta, papà, non puoi più dirmi di star zitta e non ti odio più: ho capito quanto tu soffrissi…>>
<<E cosa c’entra questo con quel ragazzo?>>
<<Centra, papà, e tu lo sai! L’hai visto anche tu quello sguardo: è identico a Brick, non può essere una coincidenza! E poi chi altri può sapere di Kyumi?>>
<<Ma allora voi conoscevate Kyumi?>>
<<Non l’ho mai conosciuta ma sapevo che mio figlio l’amava… è una storia molto triste…>> disse poggiando la testa tra le mani e i gomiti sulle ginocchia.
Françoise aveva visto Joe in quella posizione un sacco di volte e sapeva che quando lo faceva celava dentro un grande dolore, immaginò che anche per quell’ anziano signore valesse la stessa cosa, gli si avvicinò, si abbassò e sfiorandogli la mano disse: <<Sono sicura che Joe la vorrà ascoltare ugualmente>>
Joe S(dlin-dlon: mi sono scocciata di chiamarlo “il vecchio Joe” da ora in poi lo chiamerò JS –senior- e il giovane Joe sarà JJ -junior- ) la guardò dritta negli occhi e Françoise si sentì scrutare l’anima.
<<Gli vuole molto bene,vero?>>
Françoise arrossì e rispose: <<Si… dietro quell’aria scostante e dura c’è un ragazzo gentile e premuroso… è impossibile non volergli bene>>
<<Mia moglie diceva di me le stesse cose…--- Françoise arrossì ancora di più--… e diceva anche che le persone che ci vogliono bene sono un po’ specchio di noi stessi e quindi io non potevo essere così burbero come sembrava perché l’amavo alla follia>>
<<Ed è vero?>>
<<Non lo so, andiamo a vedere…>>
Parte 4
Nella sua stanza d’albergo, Joe ( JJ ) infilava a casaccio le sue cose in una valigia, quel viaggio era stato più doloroso che mai, avrebbe voluto non essere mai partito, avrebbe voluto non essere mai andato all’orfanotrofio, avrebbe voluto non essere mai un maledetto cyborg, avrebbe voluto non essere mai nato… Bussarono alla porta. Non rispose, Françoise avrebbe capito che non gli andava di vederla, faceva sempre così e lei si faceva da parte sempre… Bussarono di nuovo con più energia, fu necessario un chiarimento.
<<Va a fare le valigie, Françoise, non ho voglia di parlare, voglio solo andarmene…>>
JJ aprì la porta ma non vi trovò chi si aspettava ma il vecchio Joe ( JS) in persona.
<<Posso entrare?>> JJ non rispose, spalancò la porta e fece cenno di entrare.
<<Non posso fare quel test, non mi chieda il perché.>>
<<Non sono qui per questo… posso sedere?>> disse sedendosi su una poltrona, JS non era certo per i convenevoli.
JJ sedette vicino pronto ad ascoltare.
<<Vorrei raccontarti ciò che so su tuo padre e tua madre e vorrei cercare di mettere insieme a te i pezzi di questa storia…>>
JJ fu enormemente sorpreso da quel cambiamento: <<Ma allora lei mi crede?!>>
<<Non so se avrai ancora tutto quest’entusiasmo quando avrò finito di raccontare questa storia… io sono responsabile di tanta sofferenza, ma per risponderti, si, io credo tu sia il figlio di Brick, mio nipote… ma ora ascolta…
Quando Brick tornò dal suo viaggio mi raccontò tutto di Kyumi: quanto fosse bella e quanto l’amasse. Mi disse che aveva l’intenzione di sposarla e di andare a vivere in Giappone, ma io mi opposi. Non volevo che mio figlio sposasse una Giapponese, volevo sposasse una ragazza di buona famiglia di queste parti e che restasse con me in America dove un giorno avrebbe preso il mio posto a capo della mia azienda. Una sera litigammo furiosamente e volarono parole pesanti tra noi, parole che vorrei non aver mai detto… Brick disse che l’avrebbe sposata comunque e andò via di casa, prese il primo aereo per Tokyo … quell’aereo ebbe un incidente… e quelle parole che riecheggiano ancora nella mia testa, furono le ultime che ci dicemmo… qualche settimana dopo arrivò una lettera di Kyumi… non l’aprii neanche, la feci rispedire al mittente…>>
JS non riuscì a trattenere le lacrime. JJ prese quella vecchia lettera maneggiandola con la devozione dovuta ad una reliquia. Per la prima volta quella lettera fu aperta.
Mio dolce Brick,
sento ogni giorno di più la tua mancanza. So che presto tornerai da me e so che anche per te è duro stare lontano da me, ma ho una notizia molto importante da darti. Forse dovrei aspettare il tuo ritorno, vorrei vedere i tuoi occhi accendersi dalla gioia, ma so che i tuoi non approvano la nostra relazione e forse hai bisogno di una bella notizia più di quanto io possa immaginare.
Amore mio, il nostro amore vive ora di vita propria e presto avrà delle gambe su cui reggersi, delle braccia per avvolgerci, degli occhi per guardare noi felici di lui… o lei. Si, amore, tu ed io aspettiamo un bambino. Ora la mia ansia di riabbracciarti è raddoppiata perché siamo in due ad attenderti. Il nostro fiore sboccerà a Maggio, sarà il frutto del nostro profondo amore, un amore forte a dispetto di ogni pregiudizio, di ogni ostacolo. Ti amo e so che anche tu m’ami perché conosco il tuo animo nel profondo come tu il mio.
Ho la forte sensazione che sia un maschio, lo immagino già: bello e forte come te; una volta mi dicesti che se avessimo avuto un bambino avresti voluto chiamarlo come tuo padre: Joe. Io non lo conosco, ma deve essere una persona speciale per meritare la tua ammirazione e lo sarà anche nostro figlio… magari mi sbaglio… magari è una femminuccia… ma io sento diversamente…
Non vedo l’ora di riabbracciarti.
Tua
Kyumi
Quella lettera conteneva tante risposte per entrambi. A JJ scappò una lacrima: Françoise aveva ragione quando gli aveva detto che lui era il frutto di un grande amore… anche il suo nome non gli sembrava più così detestabile. Dal canto suo JS sentiva di non avere più dubbi riguardo l’identità di JJ.
<<Questa è la risposta a tutte le tue domande e tu sei la risposta alle mie preghiere! Ti chiedo perdono, Joe, lo chiedo a te per i tuoi genitori per il male che ho fatto loro e quello che ho fatto a te non sapendo…>>
JJ lo guardò per qualche attimo cercando in sé le parole per rispondergli, ma tutto ciò che vi trovò fu una grande voglia di abbracciarlo. Si strinse a lui e quel burbero vecchio si sciolse in un pianto che lavò via tanti dolori e tanti fantasmi del passato.
Françoise vide la scena attraverso il muro che separava la sua stanza da quella di JJ. Non voleva origliare ma era troppo preoccupata per lui. Quell’abbraccio la rassicurò. Prese la valigia che aveva riposto in un angolo della stanza e cominciò a raccogliere le sue cose.
Dopo quasi un’oretta di chiacchiere JJ andò nella sua stanza, era veramente felice come mai.
L’abbracciò e le disse: <<Avevi ragione: ho trovato una vera famiglia. Grazie, tutto questo lo devo solo a te!>>
<<Esageri, te la saresti cavata benissimo anche senza di me>> JJ l’abbracciò di nuovo ancora più forte poi vide i suoi bagagli pronti vicino alla porta.
<<Hai fatto i bagagli? Perché?>>
<<È giunto il momento per me di mantenere quella promessa che t’ho fatto in aereo. Ora ti lascio con la tua famiglia.>> JJ non voleva che andasse via, ma non sapeva cosa dirle: <<Lascia almeno che t’accompagni all’aeroporto>> “ma come mi è saltato in mente di dirle una cosa simile?”
<<Non ti preoccupare, faccio da sola, tu però fatti sentire, mi raccomando…>> anche lei non sapeva che dire, chissà quando l’avrebbe rivisto: dopo tanto tempo aveva finalmente trovato la sua famiglia, era plausibile che restasse con loro finché non avessero avuto bisogno di lui…
<<Naturalmente…mi terrò in contatto…se dovessi aver bisogno di me sarò lì in un attimo…>>
Françoise gli sorrise ma con un’espressione triste sul viso.
JS aveva guardato la scena e decise di intervenire: <<Ma lei non può andare via prima della settimana prossima! Darò una festa in onore di mio nipote, lei non può mancare, dopotutto è l’unica persona che Joe conosce!>>
<<Ma…io…veramente…>>
<<La prego non dica di no!>>
JS colpì di nascosto JJ col suo bastone.
<<Resta, Françoise>>
<<…va bene…>>
<<Allora è deciso: ha fatto comunque bene a fare le valigie, resterete da me: la casa è grande e vi ospiterò molto volentieri>>
<<…grazie, signor Smitt…>>
JS si avviò alla porta, ma prima di varcarla si voltò e disse: <<...naturalmente dormirete in camere separate, sono un uomo all’antica io!>>
Il rossore scoppiò di botto sui volti dei due ragazzi.
<<…ma noi non…>>
<<Lo so che voi “non…”, non hai neanche il coraggio di chiederle di restare! Volevo solo vedere che faccia avresti fatto! In questo non hai preso né da me né da tuo padre!>>
Joe e Françoise si guardarono e si misero a ridere.
Parte 5
Seduti ad un tavolino di un bar, all’aperto, con 30° all’ombra, tre uomini vestiti con giacca e pantaloni neri, foulard bianco e cappello nero (classica divisa dello scagnozzo del fantasma nero) destavano le attenzioni delle persone circostanti.
Lao, il più alto dei tre: <<Bhè che avete da ridere, voi? È la nostra divisa questa!>> disse alla gente con fare minaccioso. Poi si rivolse agli altri due: <<Ma i fantasmi neri, non ce la potevano dare una divisa estiva bianca?>>
Kcejo, basso quasi come Chang, ma più magro: <<Si e poi ci chiamavano i fantasmi bianchi!>>
Lao: <<Eh!…cosa ci sarebbe stato di male?>>
Nohjo, il terzo, colpì Lao alla nuca con il giornale che aveva tra le mani: <<Ma non dire stupidaggini! Intanto noi siamo qui a farci prendere in giro dalla gente… non diventeremo mai “qualcuno” tra i fantasmi neri, non diventeremo mai dei cyborg!>>
I tre si intristirono, Lao rispose a mezza voce, indicando la testa: <<Io un po’ cyborg lo sono!>>
Nohjo: <<Guarda che non sei un cyborg solo perché hai la testa di legno!>>
Lao: <<La mia testa è di acciaio! Me l’hanno messo quando sono caduto e mi sono spaccato il cranio>>
Nohjo, canzonandolo: <<Potrebbe anche essere di adamantio purissimo, sempre un testone restavi! E poi un cyborg ha forza, ha dei poteri… il tuo qual è? Schiacciare le noci di cocco con la fronte? Sai che bel potere!>>
Lao, tristissimo: <<È vero, non sarò mai come il mio idolo…>>
Detto questo tirò fuori dal portafogli una foto segnaletica dei fantasmi neri con su scritto “wanted, dead or alive” e continuò: <<… 005: Geronimo!>>
Nohjo: <<Noooooo, non ci posso credere: c’ha pure il santino nel portafogli!>>
Lao: <<E non sono mica l’unico! Kcejo, tira un po’ fuori quello che hai nel portafogli, tanto se non lo fai, gli faccio vedere il poster che hai attaccato all’armadietto!>>
Kcejo: <<Che c’entro io? Io ce l’ho perché non voglio dimenticarmi il viso!>>
Lao: <<Si, si, intanto tirala fuori!>>
Kcejo borbottò ancora ma tirò fuori dal portafogli un’altra foto segnaletica dei fantasmi neri con su scritto “wanted, dead or alive” ma la parola dead era stata cancellata a penna, la foto era quella di 003.
Nohjo: <<Però carina, è carina!>>
Kcejo: <<Carina? Lei è bellissima! È una vita che sogno una donna così!>>
Nohjo: <<E che sarà mai! Non è certo mica come 001: un bambino così piccolo con un cervello così grande!>>
Lao: <<Io se vedessi un bambino svolazzare con la culla, parlare come un adulto e muovere gli oggetti senza toccarli, chiamerei un esorcista!>>
Nohjo lo colpì di nuovo alla nuca col giornale: <<Tie’, leggiti gli annunci rosa così almeno eviti di dire cretinate!>>
Lao prese avidamente il giornale e lo aprì sulla pagina delle cronache mondane tutto divertito: era il suo passatempo preferito. Nohjo e Kcejo lo guardarono sconsolati, pensando ancora che non sarebbero mai riusciti a fare carriera nei fantasmi neri!
Dopo un po’ Lao irruppe: <<Sentite quant’è commovente questa storia: Stasera nella sua grande villa Joe Smitt darà una festa in onore di suo nipote Joe, ritrovato dopo ventiquattro anni. Il giovane era vissuto in Giappone in un orfanotrofio, ignorando le sue origini e non avendo ma conosciuto suo padre, Brick Smitt, figlio del noto capitano di industria Joe, morto poco prima della sua nascita in un incidente aereo. Sebbene Joe Smitt fosse intenzionato a dare il suo nome al ragazzo, il giovane ha deciso comunque di conservare il suo vecchio cognome, Shimamura, per rispetto alle sue origini giapponesi. Saluteranno il giovane Joe Shimamura Smitt illustri personaggi come il senatore Bakerell e ministro Kojak>>
Nohjo: <<Co-cosa? Ripeti un po’!>>
Lao: << …illustri personaggi come il senatore Bakerell e ministro Kojak… l’hanno fatto ministro, il tenente Kojak ?>>
Lao si beccò il terzo colpo alla nuca della giornata da Nohjo: <<Scemo, il nome!>>
Lao: << Joe Shimamura Smitt>> ripeté prima senza capire, poi disse di nuovo con voce più entusiasta! << Joe Shimamura Smitt!>>.
I due si abbracciarono per la gioia della scoperta.
Kcejo: <<Ma chi minchia (ehm, scusate la parolaccia, ma Kcejo ha origini sicule!) è sto’ Joe Shimamura Smitt?>>
Kcejo si beccò anche lui una giornalata alla nuca da parte di Nohjo: <<Deficiente: è 009! Lo sanno tutti! Poi è inutile che stai lì a piangere che non diventerai mai nessuno tra i fantasmi neri se non sai neanche il nome del nemico numero uno!>>
Kcejo, massaggiandosi la nuca e piagnucolando: <<m’era passato di mente… non mi aspettavo di trovarlo nella cronaca rosa!>>
Lao cominciò a sbaciucchiare il giornale: <<Smack… Smack- Smack- Smack! Bravo giornale! Lo sapevo che prima o poi mi avresti dato soddisfazione: grazie a te avremo quella promozione che aspettavamo! Che aspettiamo, corriamo a dirlo al capo!>>
Kcejo: <<Ma no! Ma no! Organizziamo tutto noi: tendiamogli un’imboscata e rapiamolo così ci faranno generali per direttissima!>>
Nohjo: <<E ti sembra facile? Hai capito di chi stiamo parlando?>>
Lao: <<Sentite, ho un’idea, Joe Smitt ha una nipotina di dieci anni, che poi è la cugina di 009, sarà un gioco da ragazzi rapirla e gli terremo una trappola!>>
Lao aprì le braccia: <<Sono o non sono un genio? Su! Ditelo! Sono o non sono un genio!>>
Nohjo: <<Fatti abbracciare,Lao!>>
Si abbracciarono tutt’e tre mentre la gente li guardava esterrefatta. Si staccarono bruscamente. Poi ripresero a complottare.
Kcejo: <<Avremo comunque bisogno di qualcuno che ci dia una mano, non è facile accoppare 009!>>
Nohjo: <<Va bhè, assolderemo qualcuno dicendo che è un ordine del capo… al rapimento ci penseremo io e Lao, lo faremo durante la festa così saranno tutti troppo impegnati per accorgersene! Tu cerca un buon nascondiglio dove poterci rifugiare subito dopo>>
Ai tre brillarono gli occhi poi si abbracciarono di nuovo e poi si staccarono di nuovo appena si resero conto di dare eccessivamente nell’occhio.
Parte 6
Françoise aveva finito di preparasi per la festa e stava guardandosi nel grande specchio che era nella sua camera. JS bussò alla sua porta.
Françoise, vedendo benissimo chi stava per entrare: <<Entri pure, sig. Smitt!>>
JS, entrando: <<Come facevi a sapere che ero io?… Non aspettavi nessun’altra visita, vero? Quel Joe!... Ah se avessi la sua età! Ti assicuro che non mi avrebbe fatto nessuna concorrenza!>> le disse strizzandole l’occhio.
<<Ne sono certa!>> disse divertita.
<<Fatti un po’ vedere… >> la osservò accuratamente poi aggiunse <<…sei splendida!>>
<<Lei è un adulatore! È abbastanza elegante questo vestito?>>
Aveva un bellissimo abito in seta nero non molto scollato sul davanti ma con una profonda e morbida scollatura drappeggiata dietro che le lasciava scoperta gran parte della schiena. (non so se ho reso l’idea, una specie del famoso abito di Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”)
<<Si, direi che è quasi perfetto… manca solo una cosa>> prese un astuccio e tirò fuori una stupenda spilla di corallo bianco a forma di rosa e cominciò ad appuntargliela <<permetti? È solo un prestito… almeno per ora… era di mia moglie e vorrei che l’avesse la moglie di mio nipote un giorno…>>
Françoise divenne rosso-porpora, quell’anziano signore riusciva sempre a metterla in imbarazzo: <<Non so che dire…grazie!>>
<<Non badarci, Françoise, mio padre ti ha già scelto come futura moglie di Joe!>> disse Mag entrando, poi si rivolse al padre <<Ma tu devi per forza mettere bocca su tutto? Lo hai già scelto il fidanzato per Sue?>>
<<Naturalmente!>>
Risero tutt’e tre.
<<Mamma, mamma, voglio venire anch’io alla festa!>> disse Sue entrando nella stanza di Françoise in camicia da notte e con in braccio un cuscino.
<<No, cara, per te è ora di andare a letto!>> le rispose Mag.
<<Uffa!>>
<<Che ne diresti se ti raccontassi una storia prima di andare a letto?>> disse Françoise
<<C’è una principessa nella storia?>>
<<Certamente!>>
Sue la prese per mano e la trascinò velocemente nella sua stanza facendola arrancare sui suoi tacchi alti.
JJ stava litigando con la fascia del suo smoking quando JS entrò nella sua stanza.
<<Hai bisogno di una mano? Sembri Igor quando cerca di mordersi la coda!>>
<<Come accidenti si chiude sto’ coso?!>>
JS lo aiutò a sistemare la fascia e gli diede un colpetto sul ventre incontrando la resistenza dei suoi addominali.
<<Però! Il fisico ce l’hai…è il sale in zucca che ti manca!>>
<<Non ricomincerai con la solita storia, nonno? È una settimana che mi tormenti! Françoise ed io siamo solo buoni amici e poi… ci sono delle cose che non sai su noi…>>
<<Quello che so è che lei ti adora ed è troppo bella e in gamba perché tu te la lasci scappare!>>
JJ portò una mano alla fronte: <<Oh no! Basta! Sono già abbastanza agitato per questa festa!>>
Si allontanò bruscamente dal nonno per cercare dei gemelli; erano sotto il suo naso ma era troppo agitato per accorgersene.
JS glieli indicò: <<Come vuoi, non ti dico più niente! Ma perché sei agitato per questa festa?>>
<<E me lo chiedi? Per cominciare non era necessario presentarmi a mezza America e poi non sono abituato a frequentare il jet-set, non mi sento a mio agio tra questa gente!>>
JS sorrise, quel ragazzo gli somigliava anche in quello: <<A dire il vero nemmeno io amo molto gli avvenimenti mondani, ma l’averti trovato è davvero una gran gioia per me e va festeggiato con tutti gli onori… mi sono affezionato a te… e anche a Françoise …>>
<<Ancora!?>>
<<Scherzavo! Era per sdrammatizzare!>>
JJ incrociò le braccia e lo guardò ironico poi risero entrambi di gusto.
JS si avviò alla porta:<<Ora metti la giacca e andiamo, non puoi fare aspettare i tuoi ospiti così tanto!>>
JJ prese la giacca e uscirono dalla sua stanza. Si sentiva un gran vociare provenire dal grande salone al piano di sotto e anche un’orchestrina suonare. JJ si sentì ancora più nervoso e imbarazzato, infilò la giacca in fretta e chiese al vecchio nonno: <<Consigli?>>
<<Segui la rosa bianca![1] >> disse sibillino.
Lao e Nohjo nel frattempo si erano intrufolati alla festa vestiti da camerieri con tanto di livrea bianca e guanti.
Lao, incrociando Nohjo: <<Miii… hai visto che bella casa? Proprio come l’ho vista su “Case dei vips”!>>
<<Le tue letture “intellettuali” serviranno almeno a qualcosa… dov’è la stanza della piccola?>>
<<Sarà al secondo piano… affianco a quella dei genitori!>>
<<Ok, alle undici in punto andremo nella sua stanza e la porteremo via…>>
<<Ma non si sveglierà a quell’ora la piccola? Sapevo che duravano tanto le feste dei vips ma non credevo così tanto!>>
Nohjo lo colpì ancora una volta alla nuca, stavolta con la mano: <<Alle undici di questa sera, deficiente!>>
JJ si era finalmente rasserenato, la serata non era così terribile come pensava, anzi le persone che aveva conosciuto erano addirittura simpatiche. Non riusciva però a vedere Françoise, poi la sua attenzione fu colpita da una rosa bianca, una spilla in corallo bianco a forma di rosa appuntata su un vestito nero…ma era Françoise! Stava parlando con un uomo piuttosto panciuto in divisa militare. Le si avvicinò.
<<Oh Joe, ti presento il sergente Jhonson...>>
<<Sono molto lieto di fare la sua conoscenza, sig. Shimamura, suo nonno e mio padre si conoscono da lungo tempo…>>
JJ non era molto interessato alla conversazione, non faceva altro che guardare Françoise, era incantevole e raggiante, tagliò corto: <<Il piacere è mio. Posso rubargliela un attimo…>>
<<Ma certo…>>
JJ non aspettò neanche la risposta, aveva già Françoise tra le sue braccia sulla pista da ballo.
<<Non mi posso distrarre un attimo che ti ritrovo con un militare![2] >>
<<Che vuoi farci? Il fascino della divisa!>>
Risero.
<<Questa spilla è molto bella!>>
<<Già, me l’ha prestata tuo nonno…>>
<<Vecchio furbone!>>
Anche Jhonn e Mag stavano ballando.
<<Non mi posso allontanare un giorno che mi ritrovo un nipote in più!>> disse Jhonn divertito.
<<Sue lo adora e anche Joe è molto affezionato a lei, si conoscono da così poco ma hanno legato così tanto, Sue dice che un cugino è una specie di fratello e che lei desiderava tanto un fratello maggiore.>>
<<Effettivamente, per un fratello minore ci si poteva organizzare, ma per uno maggiore…>>
Risero anche loro e si scambiarono un dolce bacio.
Jhonn, rialzando lo sguardo: <<Ehmmm questa famiglia cresce a vista d’occhio…>>
Mag si girò nella direzione dello sguardo del marito e vide JJ e Françoise ballare teneramente insieme. Fecero un paio di giri danzando fino a ritrovarsi nelle vicinanze di JS.
<<Coppietta felice a ore dieci[3] >> disse al volo mentre danzava al padre che diresse lo sguardo verso Joe e Françoise.
Sorrise compiaciuto.
<<Ti ho già detto che sono veramente felice?>>
Françoise, sorridendo: <<Si…>>
<<Ti ho già detto grazie per tutto questo?>>
Françoise, sorridendo ancora di più: <<Si…>>
<<Ti ho già detto che sei straordinaria?>>
Françoise, divertita: <<Si…>>
<<E ti ho già detto che sono pazzo di te?>>
Françoise abbassò lo sguardo e la voce: <<No, questo non me lo avevi mai detto.>>
Si fermarono mentre una dolce melodia accompagnava i loro sguardi. Joe le spostò un ciuffo di capelli che le era scivolato davanti gli occhi e lo portò al lato del viso, ne accarezzò il contorno e la sua mano si fermò sotto il suo mento. Le sollevò il viso per avvicinarlo al suo. Chiuse gli occhi già seminascosti dal suo ciuffo. Sentì prima il suo respiro spegnersi per qualche istante poi le sue labbra incontrarsi con quelle di lei. La baciò stringendola sempre più forte a sé. Quante volte avrebbero riassaporato quell’istante nei loro pensieri…
Quando distaccò le labbra l’abbracciò con tutte le sue forze. Ripresero a ballare lentamente senza staccarsi l’uno dall’altra. Françoise appoggiò la sua testa sulla sua spalla, una lacrima le corse sul viso.
La sorte volle interrompere bruscamente quell’attimo di felicità.
Françoise si discostò improvvisamente: <<Joe, Sue è stata rapita!>>
Parte 7
Joe e Françoise si precipitarono all’inseguimento dell’auto che stava portando via la piccola Sue.
<<Mi dispiace… non me ne sono accorta… mi sono distratta…>>
<<Non è colpa tua.>> disse freddissimo.
Françoise pensò che fosse preoccupato per Sue. Saltarono su un auto sportiva parcheggiata nel grande viale della villa, Joe partì sgommando, Françoise fu inchiodata al suo sedile da quello scatto. Arrivarono ad un vecchio impianto industriale abbandonato.
<<Sono qui…>>
Intanto Nohjo, Lao e Kcejo avevano portato Sue in uno stanzino dello scantinato.
Nohjo: <<Bella bambina, prometti che farai la brava e non urlerai se ti tolgo il bavaglio?>>
Sue fece cenno di si con la testa, ma appena Nohjo le tolse il bavaglio lanciò un tale acuto che sarebbe riuscita a spaccare i vetri di un intero palazzo. Lao e Kcejo portarono le mani alle orecchie. Nohjo le mise la mano davanti la bocca, ma la piccola lo morse e fu lui a cominciare ad urlare di dolore.
Kcejo a sua volta coprì la bocca del compare con la mano e disse: <<Quest’urlo l’ha sentito pure 003 in Francia!>>
Lao, guardando un monitor: <<In Francia?! Quella è qui! Ci troveranno subito e neutralizzerà la trappola che avevamo preparato!>> disse piagnucolando.
<<È qui? Fammi vedere!!!!>> disse Kcejo precipitandosi al monitor e lasciando Nohjo nelle fauci di Sue.
Nohjo, liberandosi dalla morsa e rimettendole il bavaglio: <<Manda degli uomini contro di loro, presto!>>
<<Joe, ho sentito Sue urlare e poi l’urlo di un uomo… da questa parte…>>
<<Maledetti! Andiamo!>>. Non riuscirono a voltare l’angolo a causa degli spari che un gruppo di uomini gli rivolsero.
Françoise, dopo aver fatto la conta degli uomini: <<Joe, tu pensa a Sue, io li tengo impegnati qui, non si accorgeranno neanche che ti sei allontanato>>
<<Sicura di potertela cavare da sola?>>
<<Si, non mi daranno alcun problema… tu va per quell’altro corridoio… questo posto è un labirinto, ci metterai un po’ ad arrivare a Sue… io ti raggiungo non appena mi sarò liberata di loro>>
Joe la lasciò a malincuore ma deciso a farla pagare a chi avesse fatto del male a Sue.
Françoise teneva impegnati quegli uomini senza difficoltà: la sua supervista la dotava di una mira eccezionale, ma improvvisamente… “Merde![4] È scarica!” pensò Françoise. I suoi nemici se ne accorsero e avvisarono Nohjo, Lao e Kcejo via radio.
<<Non uccidete la ragazza! Catturatela viva! Non toccatela! Non fatele del male! Arrivo lì! Aspett...>>
Kcejo fu interrotto da Lao: <<Catturatela, ma non uccidetela se no a Kcejo viene una crisi isterica!>>.
<<OK venite fuori con le mani in vista!>>
Françoise venne fuori con le mani alzate: <<Il mio amico è ferito, non può muoversi…>>
<<OK, voltati lentamente e metti le mani dietro la nuca>>
Françoise si voltò di spalle e fece come le avevano detto. Il tizio le si avvicinò trionfante: aveva catturato un cyborg della serie 00! Non appena le afferrò il polso destro, Françoise si voltò di scatto afferrandone a sua volta il polso e con un colpo secco al gomito gli spezzò il braccio in due parti. Un secondo uomo cominciò a spararle ma Françoise schivò i colpi, prese slancio e dopo alcuni passi sulla parete laterale gli mollò un calcio laterale in volo. Il brusco movimento provocò uno strappo a mo’ di spacco nel vestito che aveva ancora indosso.
<<Merde!—disse stavolta ad alta voce—Mi avete fatta arrabbiare sul serio adesso!>>
Françoise era circondata da cinque nemici ma non si sentiva affatto intimorita. Al primo che l’attaccò fece fare una capriola che lo stampò nel muro. Il secondo la afferrò alle spalle ed un terzo l’attaccò di fronte, ma appoggiandosi a quello alle sue spalle gli mollò un calcio frontale che lo stese, poi con un calcio a 180 gradi stese anche quello alle sue spalle. “Tanti anni di danza classica sono serviti!” disse tra sé. Nel frattempo Lao e Kcejo avevano raggiunto il punto dello scontro attraverso un grande condotto di aerazione e videro la scena attraverso una grata. Françoise fu attaccata da un altro ma schivò il suo pugno abbassandosi e entrò col gomito nel suo sterno mettendolo ko. Poi con un balzo si aggrappò ai tubi che correvano lungo il soffitto, afferrò l’ultimo per il collo tra le sue gambe e con una rapida torsione gli spezzò il collo. Atterrò affannata, intorno a sé aveva fatto strage di nemici. ”Wow, quel bacio mi ha fatto uno strano effetto!” pensò e sorrise.
Quell’ultimo movimento le aveva scoperto quasi completamente le gambe mandano in delirio Kcejo: <<Miiiii…Voglio morire così!>>
Attirò l’attenzione di Françoise.
<<Ci aiuti signorina! Ci tengono prigionieri!>>
Françoise si avvicinò alla grata: <<Ma potete uscire dall’altra parte, dietro di voi c’è il condotto di aerazione!>>
Kcejo e Lao si voltarono indietro pensando a cosa dirle.
<<La prego ci aiuti, il mio amico è claustrofobico, ha paura del buio! Ci faccia uscire da qui!>>
<<No, no, signorina, non lo stia a sentire! È lui ad avere paura del buio!>>
Lao gli mollò un ceffone alla nuca e iniziò a piagnucolare: <<La prego ci liberi, signorina!>>
Ad Françoise sembrarono innocui quei due buffi personaggi e decise di aiutarli. Raccolse una delle pistole degli uomini che l’avevano assalita e sparò alla grata.
Kcejo, intimidito dalla sua eroina: <<La prego di accettare la nostra più sentita gratitu…>>
Lao la stese con una testata.
<<Ma cosa hai fatto! La volevi ammazzare!>> e gli morse il braccio.
<<Aaaaah! Lasciami stupido? Che volevi che facessi?Avrai tempo per fare il cascamorto!>>
La legarono e la portarono da Nohjo.
<<Stupidi! Che ce ne facciamo di 003! Dov’è 009? È lui che dovete prendere!>>
Joe comparve come evocato: <<Cercavate me?>>
I tre quasi se la fecero addosso per lo spavento…trovarsi faccia a faccia con 009 era pericolosissimo. Nohjo spinse Kcejo avanti e Kcejo spinse Lao a sua volta.
Lao, facendo appello a tutto il suo coraggio disse: <<Sce-scegli 009: o la tua amica o la peste …ehmmm… la bimba!>>
Nohjo, sottovoce: <<Bravo! Disorientalo con una scelta difficile!>>
Lao, voltandosi verso i due: <<Sono o non sono un genio? Su! Ditelo! Sono o non sono un genio!>>
Joe li guardò perplesso per qualche secondo… Attivò il suo acceleratore molecolare e un secondo dopo Nohjo, Lao e Kcejo si ritrovarono legati insieme e Sue e Françoise erano tra le sue braccia.
Parte 8
Erano trascorsi alcuni mesi da allora e alla base cyborg erano approdati tre nuovi inquilini: Nohjo, Lao e Kcejo.
Kcejo stava potando un cespuglio di rose nel giardino della base dei cyborg, quando Nohjo lo raggiunse un po’ affannato: <<Ha detto 001 che 003 è allergica alle calle e che è meglio se la smetti di mettergliele tutti i giorni nella sua stanza!>>
Kcejo: <<Miii…ma quali calle e calle, in questo giardino solo rose ci sono!>>
Nohjo allargando le braccia: <<Oh, se 001 ha detto calle devono essere calle! Il piccolo è onnisciente e tu lo sai!>>
Kcejo: <<E queste ti sembrano calle? Hanno le spine le calle? Sono a forma di rose le calle? Ma va là che secondo me il piccolo s’è scocciato di averti sempre tra i piedi e t’ha mandato qui con una scusa…>>
Nohjo stava per ribattere qualcosa ma fu interrotto dall’arrivo di Lao <<Ehi ragazzi guardate qua!>> disse entusiasta mostrando loro l’avambraccio destro.
Kcejo: <<Cosa?>>
Lao: <<Qui, il mio braccio!>>
Nohjo: <<Allora?>>
Lao: <<Ma come non vedete che muscolo? Eh sono 2 mesi che mi alleno con Geronimo! Faccio tutto quello che fa lui e diventerò fortissimo!>>
Nohjo e Kcejo lo guardarono con uno sguardo misto tra la pena e la rassegnazione.
In quel momento Joe a bordo della sua auto arrivò nel viale e si fermò vicino ai tre, scese dall’auto e lanciò le chiavi a Kcejo.
<<Kcejo, ti dispiace dargli una pulita quando hai finito e magari dai anche un occhio al livello dell’olio>>
<<Certo>> disse Kcejo. Poi aggiunse sottovoce canzonandolo <<poi ti smonto e do fuoco al libretto d’istruzioni!>>
Joe non capì bene: <<Cosa hai detto?>>
Kcejo, disse ad alta voce: <<seguirò le tue istruzioni!>>
Joe gli sorrise ed andò via.
Nohjo e Lao avevano sentito perfettamente ciò che aveva detto Kcejo.
Nohjo: <<Ma si può sapere perché ce l’hai tanto con lui? Dopo tutto ci ha salvato la vita…>>
Lao: <<Più che altro ce l’ha risparmiata…>>
Nohjo, si interruppe per guardare Lao seccato dal suo intervento, poi proseguì: <<Ci ha presi in simpatia…>>
Lao: << Più che altro gli abbiamo fatto pena…>>
Nohjo si voltò verso Lao con uno sguardo eloquente poi proseguì di nuovo: <<Ci ha permesso di diventare loro assistenti…>>
Lao: <<Il cuoco, il giardiniere e la balia…>>
Nohjo rivolgendosi a Lao: <<Oh ma tu da che parte stai?>>
Lao: <<E che ho detto? Le mie volevano essere solo precisazioni…>>
Nohjo proseguì nella sua predica: <<In cambio ci ha chiesto solo di non dire mai ciò che sappiamo sulla sua famiglia!>>
Nohjo si voltò verso Lao aspettandosi che lo contraddicesse ancora, ma Lao alzò le mani come per dargli ragione.
Kcejo: <<Avete ragione, ma che ci volete fare, a me quello lì mi sta antipatico!—poi aggiunse sottovoce – sarà per come tratta Françoise…>>
Lao: <<Cosa c’entra ora 003?>>
Kcejo: <<Centra, centra! Ma non lo vedete com’è triste da quando siamo tornati dagli USA? Quello stupido non fa che evitarla e lei ne soffre, lo sento…>>
Kcejo cominciò a piangere. Nohjo e Lao si spalmarono una mano sulla fronte capendo che il loro amico era ormai un caso clinico.
Kcejo tuttavia aveva centrato il problema nonostante non sapesse ciò che era successo tra i due la sera del rapimento. Il giorno dopo il rapimento Joe e Françoise erano tornati alla base portando con loro i tre e da allora Joe non aveva fatto altro che evitare Françoise e la cosa l’aveva completamente disorientata: la sera prima una dichiarazione e un bacio, il mattino dopo il gelo! Françoise aveva cercato di parlargli, ma Joe aveva sempre una scusa per evitare di parlarle o per evitare lei in persona. Poi anche Françoise aveva cominciato a evitarlo, per non soffrire di più. Aveva maturato in sé la convinzione di avere approfittato della situazione, di quell’atmosfera felice e distesa, di averlo spinto là dove non era pronto ad arrivare. Rimpiangeva di essere rimasta per la festa. Si tormentava al pensiero che avrebbe fatto meglio ad andare via quel giorno, ma così facendo avrebbe perso quell’intenso indimenticabile eterno attimo di felicità.
Risultato: non riuscivano più a stare nella stessa stanza per più di 2 secondi.
Joe entrò in casa e vide Françoise che scendeva le scale che davano sull’ingresso; abbassò lo sguardo nascondendo gli occhi sotto il suo ciuffo.
Françoise gli disse ciò che doveva prima che si dileguasse: <<Il dott. Gilmore ti stava cercando>>
<<Vado subito, grazie>>
Era la prima parola gentile che le diceva dopo mesi, lo aveva preso proprio alla sprovvista.
Joe entrò nello studio del dott. Gilmore e lo trovò che guardava fuori la grande finestra che era dietro la sua scrivania.
<<Mi avete fatto chiamare, dott. Gilmore?>>
<<Si, Joe, ti ho fatto chiamare perché sono preoccupato per te>>
Il dott. Gilmore aveva notato lo strano comportamento dei due: aveva visto con i suoi occhi Joe evitare Françoise e poi Françoise fare altrettanto e aveva pensato che Joe fosse stato rifiutato e che ora soffrisse una cocente delusione. Diciamolo era un po’ lontanuccio… ma non si può essere dei geni in tutto!
<<Per me?>>
<<Si, è da quando sei tornato dagli USA che sei tristissimo, potresti tornare un po’ dalla tua famiglia se questo può esserti d’aiuto, è un momento di tregua questo, ti chiamerò io se dovessimo avere bisogno di te!>>
<<Io non rivedrò mai più la mia famiglia!>> disse il ragazzo con fare più che risoluto ma al contempo triste.
Gilmore fu sorpreso da quelle parole e glielo si leggeva in viso.
Joe continuò: <<Io sono un cyborg ora, ho i fantasmi neri alle costole in ogni momento, sono il loro nemico numero uno, non posso permettermi di abbassare mai la guardia, non posso permettermi di mettere in pericolo le persone che amo. Con quei tre mi è andata di lusso! Non posso permettermi altri errori>>
Si affacciarono entrambi alla finestra e videro Nohjo schiaffeggiare Lao alla nuca.
<<Capisco quello che vuoi dire…>>
<<Ho vissuto un sogno: il miraggio di una nuova famiglia, di una famiglia normale, una vita normale, …degli affetti normali…>>
Gilmore non poté fare a meno di pensare per l’ennesima volta di aver distrutto la vita di quel ragazzo, di tutti loro. Si sentì così in colpa che non si sentiva di dirgli nient’altro, ma c’era un’altra cosa di cui doveva parlargli. Dopo un lungo silenzio trovò le parole.
<<C’è un’altra cosa, Joe: non so cosa sia successo tra te e Françoise e non sono fatti miei, ma dovreste cercare di superarlo, fate parte della stessa squadra, non potete evitarvi per sempre, dopotutto tra voi c’è o almeno c’era una bella amicizia…>>
Joe, soppesò bene ogni parola di Gilmore: <<Ha ragione dottore, le parlerò…>> “anche se non so proprio cosa possa dirle!”
<<Le avevo chiesto di prepararmi un martini… ma evidentemente aspetta che tu vada via per portarmelo, sarà ancora in salotto…>>
Joe sorrise, al suo contrario il dott. Gilmore intendeva dire che avrebbero dovuto cercare di risolvere la cosa adesso!
Joe esitò qualche istante prima di entrare in salotto… ”cosa le dico? Potrei dirle la verità: che l’amo troppo per fare di lei il bersaglio numero uno dei fantasmi neri. No, non posso dirglielo! Se la conosco abbastanza non gliene fregherebbe nulla del pericolo! D’altro canto anch’io per lei mi getterei tra le fiamme dell’inferno!” sorrise di sé stesso: era proprio cotto, peggio di Kcejo! Entrò, o la va o la spacca!
Non vi trovò Françoise però, ma un bicchiere da coktail in frantumi e qualche traccia di sangue. Si precipitò in infermeria.
Françoise stava lottando con una garza per medicarsi da sola la mano che aveva stritolato il bicchiere. Non fu sorpresa di vederlo lì.
<<Lascia che ti aiuti>>
Françoise non disse nulla e gli porse la garza. Joe evitava il suo sguardo e cercava le parole dentro sé ma fu Françoise a precederlo.
<<E così è stato tutto un miraggio?...>>
Joe si fermò un istante senza guardarla, Françoise aveva sentito tutto, ma aveva frainteso, ma forse era meglio così… non ebbe il coraggio di dirle niente. Françoise fu investita da una grande tristezza, la tristezza di non essere una coppia di normali ragazzi. Aveva capito più di quanto Joe non volesse, aveva capito che lui non voleva metterla nell’occhio del ciclone e aveva capito che se questo fosse successo avrebbe trascinato anche lui con sé.
Non erano due ragazzi normali, non potevano vivere un amore normale, ma solo un amore straordinario.
[1] Eheheh citazione quasi esplicita, vero Lunaris? Aspetta a vedere il seguito!
[2] Vedi fanfic #2: Peace & Love
[3] Per chi non lo sapesse per guardare a “ore dieci” bisogna immaginare di essere al centro di un orologio e che diritto davanti a noi ci siano le dodici, di conseguenza “ore sei” è alle nostre spalle, “ore tre” alla nostra destra ecc…
[4] non vi scandalizzate, i francesi usano “merde” come per dire “accidenti!”
Cyborg 009 Fanfiction di www.cyborg009.it è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported
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